PRESIDENTE DEL PIU' IMPORTANTE CENTRO STUDI ECONOMICI DELLA GERMANIA: ''POSSIBILE CRISI DELL'EURO. LA UE INTRODUCA DAZI''
martedì 7 febbraio 2017MONACO DI BAVIERA - Clemens Fuest, 48 anni, e' presidente dell'autorevole Istituto Ifo di Monaco di Baviera da dieci mesi. In questo breve lasso di tempo, l'economista docente di Oxford e' riuscito ad affermarsi come voce della coscienza politico-economica della Germania, e non è davvero poco, vista la provenienza dalla "perfida Albione".
In una lunga intervista rilasciata oggi al quotidiano finanziario Handelsblatt, Fuest discute i possibili effetti per la Germania dell'insediamento alla presidenza Usa di Donald Trump.
"La Germania - avverte l'economista - sconta tre debolezze economiche. La prima e' la grande dipendenza tedesca dalle esportazioni. L'integrazione nell'economia mondiale e' una forza e un pilastro importante della nostra prosperita', ma in tempi di tendenze protezionistiche si trasforma in un fattore di rischio", spiega Fuest.
"Quindi, lo smantellamento del sistema commerciale internazionale da parte degli Usa per la Germania e' ancor piu' pericoloso che per gli altri Paesi. La seconda debolezza - prosegue - è data dall'invecchiamento della popolazione tedesca, e la terza dalla possibile crisi dell'euro". Ed è la prima volta in assoluto che l'Ifo parla apertamente di fine dell'euro.
Il presidente dell'Ifo, inoltre, guarda con favore all'apertura dei Socialdemocratici tedeschi dell'Spd al trattato Ceta con il Canada, e contesta invece le proposte di introdurre una tassa sui patrimoni e di aumento delle imposte di successione.
"Esiste effettivamente un problema di distribuzione della ricchezza, ed e' proprio questo problema una delle prime cause di fenomeni politici come quello di Donald Trump. L'imposta sui beni - sostiene pero' Fuest - avrebbe poco senso perche' le grandi fortune liquide possono facilmente lasciare la Germania. Paesi come la Svezia hanno addirittura abolito la tassa di successione e di proprietà".
"Sarebbe ingannevole - secondo Fuest - ritenere che il pareggio di bilancio della Germania conseguito dal ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble sia un grande successo ottenuto dalle sue politiche. Piu' che con i tagli alla spesa, il bilancio tedesco oggi è in pareggio per aumento delle entrate fiscali e soprattutto per il drastico abbassamento dei costi di rifinanziamento del debito" come conseguenza della fragilità di alcuni stati della zona euro che ha visto investire per ragioni precauzionali forti capitali in titoli stato tedeschi il cui rendimento è disceso perfino sotto lo zero.
"L'economia tedesca ha beneficiato si' delle riforme fatte durante il cancellierato di Schroeder, ma prima di tutto del basso tasso d'interesse del costo del denaro, del basso costo del greggio e della sottovalutazione dell'euro".
Nel quadro mondiale - conclude l'economista presidente dell'Ifo - i dazi commerciali ventilati dal presidente statunitense sarebbero assai pericolosi per l'economia tedesca. A suo modo, l'Europa dovrebbe rispondere a misure protezionistiche con misure protezionistiche. Questo dovrebbe costituire un deterrente per evitare una guerra commerciale. Al contempo, l'Ue dovrebbe puntare a intensificare le relazioni commerciali con Canada, Messico, Giappone e Cina. Ed e' importante che in tal senso si applichino anche altre capitali europee come Londra e Bruxelles: Londra, pero', non sembra essere su questa lunghezza d'onda".
Redazione Milano